“Il cane s’era spento dolcemente, senza scosse. Nel guardarlo trovavo chiaro fino all’evidenza che un attimo prima da quel corpo era uscito qualcosa d’essenziale: l’anima che se n’era andata, finalmente libera. Il cane era morto esattamente come un uomo.”
Piero Scanziani
Il cane ha l’anima? Questa domanda per alcuni apparentemente senza molta importanza ha invece un potere esplosivo. In primo luogo perché una risposta affermativa ammette l’esistenza stessa dell’anima, e v’è chi la nega in assoluto, anche per gli uomini; in secondo luogo perché accettare che il cane, come l’uomo, la possieda darebbe inizio alla ricerca di chi, nell’universo, ne sarebbe al contrario privo. Perché l’uomo e il cane sì e il gatto invece no? E se anche il gatto sì, perché il leone o la gallina o l’aquila o il criceto o tutti gli altri animali, rettili e insetti compresi, no? E allora perché anche i sassi o la luce non potrebbero, come alcuni sostengono, avere un’anima? Come si vede questo semplice quesito ha implicazioni molto importanti, che portano di fatto a doverci confrontare con la nostra coscienza. La risposta apparentemente più semplice è quella di negare completamente l’anima: tutto è frutto del caso, che in circa 15 miliardi di anni di vita del nostro universo ha prodotto materia, galassie, soli, pianeti, sistemi solari e anche la vita. Questa tesi si scontra però con un recente calcolo matematico, che ha dimostrato come le probabilità che ciò che esiste sia frutto della fusione casuale di tutti i componenti del cosmo sono le stesse di ottenere la contemporanea uscita, ininterrotta e costante, del numero uno lanciando sei dadi con sei numeri diversi sulle loro facce per qualcosa come 15000 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi (non s’è inceppata la tastiera, ho scritto sette volte la parola miliardi) di volte: una possibilità, come si vede, remotissima se non impossibile nella realtà, senza contare che in tale ipotesi bisognerebbe stabilire come si sono formati questi componenti. Può sembrare un paradosso, ma è scientificamente più logico ammettere un Creatore e l’esistenza di uno Spirito che tutto pervade che sostenere una “creazione” casuale. D’altra parte anche il grande papa Giovanni Paolo II
ha riconosciuto agli animali uno spirito divino: “C’è nell’uomo un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi”. Se dunque ammettiamo che non solo l’uomo ma anche gli animali hanno un’anima di natura divina, ci troviamo ancor più davanti alle nostre responsabilità quando causiamo loro dispiaceri e sofferenze. Se c’è l’anima vuol dire che c’è qualcosa oltre la materia; e se c’è qualcosa oltre la materia vuol dire che, molto probabilmente, c’è uno Spirito al quale tutti un giorno dovremo rendere conto delle nostre azioni. Se fossi uno di quelli che fanno combattere gli animali o li trasportano e detengono in modo crudele, praticano o incoraggiano la vivisezione, o fanno loro del male, pensando a queste cose comincerei seriamente a preoccuparmi.