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UMBERTO CUOMO SCRIVE PER NOI

Editoriali e approfondimenti
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Le origini del cane

(puntata n.2) di Umberto Cuomo

Il passaggio relativamente facile tra America, Europa e Asia, è dovuto al fatto che è stato provato con sufficiente certezza che, in epoca preistorica, questi continenti erano uniti in un punto che oggi è conosciuto come Stretto di Bering e formavano un supercontinente che gli studiosi chiamano Pangea . Erano quindi, oltre che possibili, molto probabili i transiti incrociati di animali tra il Vecchio e il Nuovo Continente.
Circa 3 milioni d'anni fa il Canis era diffuso e presente in Asia, Europa e Africa.
Sintetizzando, si potrebbe quindi dedurre che dai comuni antenati chiamati dagli studiosi Miacidi, presenti nel Nord America e in Europa per tutto il periodo detto Eocene superiore, quindi quaranta milioni di anni fa, siano derivati per evoluzione genetica tutti i cànidi e poi il genere Canis, al quale appartengono il lupo, la volpe (abbiamo però visto che oggi non tutti includono la volpe nel genere Canis ), il coyote, lo sciacallo, il licaone, il cane viverrino (diffuso in Giappone, Russia e Asia), e altri ancora.
Anche in Italia la presenza di cànidi è accertata da ritrovamenti archeologici risalenti alla fine del Pleistocene (quindi circa un milione di anni fa), e ne sono state catalogate tre specie: il “ Canis Arnensis”, il “ Canis Etruscus” (così chiamati perché il ritrovamento è stato fatto nella Valdarno in Toscana), e il Canis falconeri . Del Canis Arnensis sono state rinvenute tracce anche in Germania, Francia e Gran Bretagna, ed è da questo animale, o da specie più o meno simili, che s'è sviluppato in Europa e in Asia un cane con caratteristiche del lupo moderno. Dai ritrovamenti fossili pare si trattasse di animali di dimensioni contenute, tanto che alcuni studiosi lo considerano una specie separata e lo chiamano canis mosbachensis, mentre altri ricercatori pensano si tratti di una sottospecie di lupo, e lo identificano come canis lupus mosbachensis. Da questi antenati discende quello che il grande naturalista svedese Carl von Linnè, conosciuto come Linneo (1707 – 1778), chiamò “ Canis lupus”, il quale apparve circa mezzo milione di anni fa. Il Canis lupus non presentava dimensioni notevoli, e lupi più grandi, alcuni dei quali veramente giganteschi, risalgono all'epoca dell'ultima glaciazione iniziata circa quarantamila anni fa, come documentano i ritrovamenti in strati d'epoca più recente. Dal lupo secondo la maggior parte degli studiosi e come è dimostrato dalle recenti ricerche sul D.N.A. mitocondriale discendono tutti i cani esistenti, i quali sono stati prodotti per mutazioni dovute alla pressione ambientale naturale e all'intervento selettivo dell'uomo. Per molti ricercatori le teorie sull'evoluzione del cane possono essere riassunte in due grandi ipotesi.
Quella detta monofiletica presuppone che da un tipo ancestrale si sarebbero poi evolute le varie razze oggi conosciute. Tra i sostenitori di questa tesi il già citato Linneo e il famoso naturalista francese George-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707 – 1788), il quale ritiene che il capostipite di tutti i cani sia il cane da pastore, poi modificatosi a causa della selezione attuata dall'uomo. La teoria detta polifiletica sostiene invece che i cani si siano sviluppati nei vari continenti partendo da ceppi originari diversi, quali il lupo, lo sciacallo, il coyote, ecc. Tesi sostenuta da Saint – Hylaire e da Charles Robert Darwin, il padre dell'Evoluzionismo.

di Umberto Cuomo

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