La Sindrome da Privazione Sensoriale definisce alcuni quadri comportamentali il cui carattere comune è un deficit nella risposta a stimoli sensoriali che emerge in soggetti cresciuti e allevati, nelle fasi sensibili dello sviluppo, in ambienti poveri di stimoli, ovvero ipostimolanti.
Come già avevano evidenziato gli studi di Scott et al., le esperienze vissute e le stimolazioni ricevute nei primi 3 mesi di vita di un cucciolo sono determinanti ed errori riferibili a queste fasi di sviluppo possono provocare conseguenze importanti dal punto di vista comportamentale e psicologico.
Se il cane, quindi, non è esposto a stimoli appropriati durante questi periodi, non potrà essere in grado di sviluppare correttamente l'appropriato repertorio comportamentale. Inoltre il mancato confronto con stimoli nel periodo dello sviluppo più sensibile, in cui i cuccioli sono nettamente più ricettivi, determina da adulti una risposta comportamentale deficitaria, nonché patologica, alle informazioni sensoriali e ambientali cui vengono sottoposti.
P.Pegeat ha descritto ben tre quadri clinici corrispondenti a livelli differenti di deficit nella risposta.
STADIO 1: corrisponde alla fobia ontogenetica in cui il cane dimostra una incapacità a tollerare il contatto con uno o più stimoli perfettamente identificabili. La risposta alla stimolazione viene espressa tramite la fuga, la necessità di nascondersi, aggressività da paura o da irritazione. L'assenza di una sopportazione agli stimoli porta il cane a rifiutare di uscire dalle mura domestiche o di cercare di ritornare a casa in fretta. I proprietari lamentano infatti problemi di natura igienica in quanto i loro cani tendono a ritornare a casa per sporcare!
STADIO 2: corrisponde all'ansia da privazione in cui il cane mostra segni di inibizione e attività di sostituzione, che risultato presenti ad uno stadio cronico. In particolare si osserva che è il comportamento esplorativo ad essere particolarmente compromesso. Il cane infatti mostra un'esplorazione statica o una postura di attesa in cui tiene le zampe unite, il collo teso , le orecchie piegate e la coda tra le zampe. Tale postura finisce per essere presentata dal cane all'inizio di ogni sequenza comportamentale. L'inibizione, caratteristica di questo quadro clinico, si osserva anche nell'assunzione dei pasti. L'esplorazione è talmente compromessa che i proprietari lamentano che i loro cani all'interno della casa tendono a percorrere sempre gli stessi tragitti e che qualsiasi cambiamento è sufficiente a determinare attacchi di panico. Tale inibizione può determinare nel cane un'attività di sostituzione come un auto-leccamento localizzato a livello di arti, fianchi e coda con formazione di piaghe.
STADIO 3: corrisponde allo stadio depressivo caratterizzato dalla totale scomparsa del comportamento esplorativo e di ogni attività ludica. Il cane è talmente inibito che rimane accucciato, di solito senza dormire, in un angolo da cui esce solo la notte per andare a mangiare. I comportamenti eliminatori non vengono mai controllati dal cane che tende a sporcare a solo qualche metro di distanza da dove dorme e si rifugia. A questi sintomi abbastanza tipici si aggiunge anche un caratteristico disturbo del sonno: il cane si risveglia di soprassalto dopo 20-30 minuti dal momento in cui si è addormentato. I risvegli sono tipicamente associati a minzioni.
Non è stata individuata alcuna prevalenza di razza, ma certamente tale disturbo comportamentale è strettamente connesso alla modalità di allevamento del cucciolo soprattutto nel suo primo sviluppo. In quanto è proprio la differenza netta, esistente tra l'ambiente nel quale si è sviluppato il cane e quello in cui vivrà con i proprietari, a determinare la comparsa di tali manifestazioni comportamentali patologiche.
Pertanto la prevenzione spetta agli allevatori che devono essere particolarmente attenti a fornire gli stimoli necessari ai cuccioli prima che questi vengano destinati ai proprietari. Quegli stimoli necessari perché avvenga un completo sviluppo delle caratteristiche ereditate, in concomitanza con lo sviluppo psicofisico, fattori che rendano il cucciolo in grado di adeguarsi ed interagire con naturalezza, senza traumi, in un ambiente molto più complesso a fianco del proprietario.
Dott.ssa Emmanuela Diana
Etologa Zooantropologa
Esperta della relazione fra essere umano e cane
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